Cherasco ebraica/Sinagoga

Tempio

La sinagoga deve il suo fascino alla determinazione con cui una piccola comunità oppressa, unita per forza in un'area ridotta e congestionata, ha espresso il proprio desiderio di dignità e la convinzione nel proprio credo, riservando a un grappolo di stanze il posto più nobile e le cure più sollecite e utilizzando per questo le ricchezze ad essa disponibili.

Come tutte le sinagoghe costruite prima dell’Emancipazione, la sinagoga di Cherasco non ha una facciata visibile sulla strada, ma si trova all’interno di un edificio del Settecento, nell’area dell’antico ghetto.

È allestita all’ultimo piano in osservanza di un antico precetto: al di sopra dei templi, infatti, non può essere edificato alcunché. Vi si accede attraverso una porta di legno anonima ed è posta in cima ad una scala semplice.

Il vestibolo è dotato di un lavamani, sovrastato da una lapide in marmo che ricorda la donazione fatta dai fratelli De Benedetti nel 1797. A lato della porta d’ingresso la cassetta delle elemosine.

Proseguendo tramite una scaletta si accede al piccolo matroneo, schermato da una semplice grata lignea.

La sala di preghiera, a pianta quadrangolare, è illuminata da quattro ampie finestre verticali, disposte lungo le pareti sud ed est. Le finestre, che dovevano originariamente essere schermate da tende, sono sormontate lungo tutto il perimetro della parete da iscrizioni in ebraico incorniciate da decorazioni floreali.

Interessante la presenza di quattro appliques a specchi, di fattura settecentesca, che dovevano amplificare la luce delle candele. Anche settecenteschi sono i lampadari in legno.

Scranni lignei, di fattura forse secentesca, sono disposti lungo le pareti.

Il pavimento è di mattonelle quadrate bicrome bianche e nere, il soffitto in stucco bianco e azzurro.

Al centro della sala come da tradizione vi è la tevah, di forma ottagonale, a baldacchino, in legno scolpito e dipinto. La tevah di Cherasco ha un ornato essenziale; il baldacchino, sostenuto da snelle e semplici colonnine tortili a capitello simil corinzio, non presenta elementi decorativi ricercati.

Collocato al centro della parete est della sala, l’Aron è in legno ed ha una forma compositiva più articolata: la decorazione delle ante si compone di tre mezze colonne tortili, che ricreano la forma delle Tavole della Legge, mentre ai lati sono scolpite due mezze colonne tortili da cui fuoriescono delle fiammelle; il tutto è sormontato da un piccolo oblò con vetri colorati.

Nelle sinagoghe di tradizione non riformata la zona di preghiera delle donne è separata da quella degli uomini. Spesso il matroneo si trova in una galleria sopraelevata, ma le due aree possono anche essere contigue, separate da una grata chiamata mechitzah (a lettera, appunto, “divisorio”). Il matroneo di Cherasco è sopraelevato ed è schermato da una semplice grata lignea.

La Fondazione ha sponsorizzato il restauro della sinagoga, un lavoro durato tre anni sotto la direzione dell'architetto Deborah Gutowitz.

La Fondazione ringrazia la Comunità Ebraica di Torino, la Regione Piemonte e le Fondazioni Compagnia di San Paolo, Cassa di Risparmio di Torino, Cassa di Risparmio di Cuneo nonché la famiglia Calabi per il generoso sostegno concesso.

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